Virginia Petrillo

VIRGINIA PETRILLO

L’amore per la terra che lo ha generato, lo ha plasmato e da essa ha attinto colori ed emozioni primari per la sua tavolozza. La passione per il mondo dell’arte in cui è attivo sin dagli anni “80”, la fervida immaginazione, coccolata come una tenera amante, hanno reso ricca di entusiasmo ed intrigante l’opera di Stravato, alcune volte oscuro e distante, altre luminoso…colore che si fa dipinto…ombre e luci in equilibrio costante lungo un percorso sinuoso, fatto di incontri e di momenti di abbandono, sintesi tra attrazione e repulsione: sono questi gli anni “90”.

Il macro-cosmo che è in lui si sottrae all’oblio dell’oscurità ed emerge all’improvviso come macchia di colore sulla tela scura: corpi misteriosi si mescolano alla sua visione d’infinito e fluttuano leggeri, come soli spenti, sospesi su orizzonti dove l’ombra incombe e la luce ricerca spudoratamente la propria ragion d’essere, ma rimane incerta a margine della tela, guardinga, e implode. Poi il vuoto si fa essenza delle cose, sprigiona la sua pienezza e si colma di presenze necessarie perché il gioco di equilibri che l’artista crea, non si interrompa, ma rinasca ogni volta, in ogni singola tela nel riproporsi millenario della vita. Ed è così che i suoi corpi, in forma d’embrione, si uniscono e si disgiungono in un continuo baciarsi, come amanti che brucianti di passione non vogliono separarsi… mai. Siamo nel 2000.