Deserto di terre lunari e inquiete solitudini, luci d’alba perse in lontananze abissali prima che il tempo fosse e respiro cosmico al di là di ogni tempo, infinitamente piccolo come ciò che origina nel seno della materia e insondabile universo sporto oltre le misure dell’uomo, dramma di ciò che è trattenuto dall’essere e speranza di ciò che potrà nascere, passato e futuro possibile, presenze (pianeti, corpi celesti, soli spenti) e assenze (vuoti, distese di nulla), vita e morte: la pittura di Francesco Paolo Stravato sciorina questi oggetti e questi significati intrecciandoli con le sue lucide trame geometriche, con il suo ritmo da adagio e maestoso musicali, con le sue forme scabre ed essenziali che sembrano recare la traccia di remote preesistenze, con i suoi colori sabbiosi, introversi, riflessivi, accordati sul tono di una malinconica sospensione.
Questo sito web utilizza cookie così da garantirti una migliore esperienza di navigazione possibile. Tali informazioni relative ai dati dei cookie vengono memorizzate all'interno del tuo browser per consentire l'utilizzo di funzionalità tecniche, ad esempio per riconoscere il tuo accesso al nostro sito web, aiutando il nostro team a capire quali sezioni del nostro sito trovi più interessanti di altre e migliorare in questo modo il servizio offerto.
Ogni utente potrà modificare in autonomia le impostazioni sui cookie abilitati, semplicemente navigando le schede poste sul lato destro di questa finestra.